Nel 1995
viene concettualizzata da Denollet e colleghi, la personalità di tipo D,
definita come un fattore di vulnerabilità comune nei soggetti affetti da
disturbi cardiovascolari (Rafanelli e Gostoli, 2011). Ricerche condotte su questi
individui hanno messo in evidenza, attraverso una analisi statistica la
presenza di tratti specifici ricorrenti. Il costrutto personalità di tipo D (D
sta per distressed) si fonda su due tratti di personalità (Rafanelli e Postoli):
- La
affettività negativa: è una tendenza a sperimentare stati emotivi negativi in
molteplici momenti e in differenti circostanze. Individui che manifestano
livelli elevati di affettività negativa mostrano maggiore attenzione agli
eventi negativi, bassi livelli di autostima e tendono a riferire sintomi
somatici.
-
Inibizione
sociale: è una tendenza ad inibire il manifestarsi delle emozioni, dei pensieri
e dei comportamenti nelle relazioni interindividuali e sociali. Nelle situazioni
sociali questi soggetti temono di essere rifiutati e biasimati, inoltre si
configurano come individui timidi, discreti, poco sicuri di sé e in caso di necessità
non ricercano aiuto dagli altri.
Secondo
alcuni studi, la personalità di tipo D, sarebbe presente nella popolazione
generale in una percentuale che va dal 15% al 25% e nei soggetti con patologie
cardiovascolari in una percentuale che va dal 26% al 53% (Rafanelli e Gostoli).
Studi che riguardano l’ereditabilità di questa tipologia di personalità stimano
una percentuale del 52% (Rafanelli e Gostoli).
La ricercatrice olandese, Denollet, ha creato una scala, la Type D-16
che consente di giungere ad una valutazione della personalità tipo D.
Successivamente è stata creata una nuova versione di questo strumento, la Type
D-14. Questa scala è costituita da due sottoscale che misurano i due tratti di personalità
su cui si basa questo costrutto; l’affettività negativa e l’inibizione sociale.
I soggetti che riportano in entrambe le sottoscale dei punteggi maggiori a 10
vengono classificati come tipo D (Gremigni e Sommaruga, 2013).
Si ritiene
che questo costrutto sia un elemento di vulnerabilità psicologico cronico e si
ipotizza che ciò che produce l’esito dannoso sulla salute sia l’unione dello
sperimentare emozioni negative assieme all’inibizione della loro
manifestazione. C’è un legame tra personalità di tipo D e una sintomatologia
depressiva,“tensione cronica, rabbia, pessimismo, carenza di supporto sociale
percepito e scarso livello di benessere soggettivo”(Rafanelli e Gostoli).
Uno studio condotto su 105
pazienti infartuati ha messo in evidenza come il rischio di mortalità fosse
fino a 6 volte maggiore in quei soggetti con personalità di tipo D, questo è
risultato essere indipendente da altri elementi di rischio come ad esempio il
fumo, l’età e l’infarto precedente. Altri studi hanno confermato questi
risultati (Rafanelli e Gostoli). Inoltre, indipendentemente dalle differenti
condizioni mediche, i pazienti con personalità di tipo D manifestano condizioni
di salute peggiori in confronto ai pazienti che non rientrano in questo
costrutto. Questi soggetti possono anche mettere in atto comportamenti
disadattivi come ad esempio rifiutarsi di svolgere controlli medici oppure di
prestarsi a cure mediche (Rafanelli e Gostoli).
Bibliografia
- Gremigni
P e Sommaruga, M. (2013). Personalita’ di Tipo D, un costrutto rilevante in
cardiologia. Studio preliminare di validazione del questionario italiano. In Ornella Bettinardi e Paola Gremigni (a
cura di), Psicologia della salute. (pp
47-68). Trento: Edizioni Ericsson.
- Rafanelli,
C e Gostoli, S. (2011). Ruolo della personalità. In S. Grandi, C. Rafanelli e
G. A. Fava (a cura di), Manuale di
psicosomatica. (pp 129-177). Roma: Il Pensiero Scientifico Editore.
Dott.
Bernardini Francesco & Flori Lorenzo
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