lunedì 8 agosto 2016

La Personalità di tipo D

Nel 1995 viene concettualizzata da Denollet e colleghi, la personalità di tipo D, definita come un fattore di vulnerabilità comune nei soggetti affetti da disturbi cardiovascolari (Rafanelli e Gostoli, 2011). Ricerche condotte su questi individui hanno messo in evidenza, attraverso una analisi statistica la presenza di tratti specifici ricorrenti. Il costrutto personalità di tipo D (D sta per distressed) si fonda su due tratti di personalità (Rafanelli e Postoli):

-   La affettività negativa: è una tendenza a sperimentare stati emotivi negativi in molteplici momenti e in differenti circostanze. Individui che manifestano livelli elevati di affettività negativa mostrano maggiore attenzione agli eventi negativi, bassi livelli di autostima e tendono a riferire sintomi somatici.

-       Inibizione sociale: è una tendenza ad inibire il manifestarsi delle emozioni, dei pensieri e dei comportamenti nelle relazioni interindividuali e sociali. Nelle situazioni sociali questi soggetti temono di essere rifiutati e biasimati, inoltre si configurano come individui timidi, discreti, poco sicuri di sé e in caso di necessità non ricercano aiuto dagli altri.

Secondo alcuni studi, la personalità di tipo D, sarebbe presente nella popolazione generale in una percentuale che va dal 15% al 25% e nei soggetti con patologie cardiovascolari in una percentuale che va dal 26% al 53% (Rafanelli e Gostoli). Studi che riguardano l’ereditabilità di questa tipologia di personalità stimano una percentuale del 52% (Rafanelli e Gostoli).                                                                                                                                                       
La ricercatrice olandese, Denollet, ha creato una scala, la Type D-16 che consente di giungere ad una valutazione della personalità tipo D. Successivamente è stata creata una nuova versione di questo strumento, la Type D-14. Questa scala è costituita da due sottoscale che misurano i due tratti di personalità su cui si basa questo costrutto; l’affettività negativa e l’inibizione sociale. I soggetti che riportano in entrambe le sottoscale dei punteggi maggiori a 10 vengono classificati come tipo D (Gremigni e Sommaruga, 2013).
Si ritiene che questo costrutto sia un elemento di vulnerabilità psicologico cronico e si ipotizza che ciò che produce l’esito dannoso sulla salute sia l’unione dello sperimentare emozioni negative assieme all’inibizione della loro manifestazione. C’è un legame tra personalità di tipo D e una sintomatologia depressiva,“tensione cronica, rabbia, pessimismo, carenza di supporto sociale percepito e scarso livello di benessere soggettivo”(Rafanelli e Gostoli).                                                                                                                                         Uno studio condotto su 105 pazienti infartuati ha messo in evidenza come il rischio di mortalità fosse fino a 6 volte maggiore in quei soggetti con personalità di tipo D, questo è risultato essere indipendente da altri elementi di rischio come ad esempio il fumo, l’età e l’infarto precedente. Altri studi hanno confermato questi risultati (Rafanelli e Gostoli). Inoltre, indipendentemente dalle differenti condizioni mediche, i pazienti con personalità di tipo D manifestano condizioni di salute peggiori in confronto ai pazienti che non rientrano in questo costrutto. Questi soggetti possono anche mettere in atto comportamenti disadattivi come ad esempio rifiutarsi di svolgere controlli medici oppure di prestarsi a cure mediche (Rafanelli e Gostoli).

Bibliografia

-   Gremigni P e Sommaruga, M. (2013). Personalita’ di Tipo D, un costrutto rilevante in cardiologia. Studio preliminare di validazione del questionario italiano.  In Ornella Bettinardi e Paola Gremigni (a cura di), Psicologia della salute. (pp 47-68). Trento: Edizioni Ericsson.

-     Rafanelli, C e Gostoli, S. (2011). Ruolo della personalità. In S. Grandi, C. Rafanelli e G. A. Fava (a cura di), Manuale di psicosomatica. (pp 129-177). Roma: Il Pensiero Scientifico Editore.                                                                                                                                               


Dott. Bernardini Francesco & Flori Lorenzo

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