Spesso ci si chiede che cosa accada nella mente di una persona quando vi è
uno scollamento dalla realtà, ovvero quando presenta sempre
maggiori difficoltà di adattamento. Ciò
può avvenire a seguito di eventi traumatici, come ad esempio un
abbandono o un lutto, ma anche senza la presenza di un grave trauma comunemente
inteso, e che non sia quindi sotto gli occhi di tutti. L'individuo
fin dalla sua nascita affronta delle situazioni che lo fanno crescere ed altre
che gli sono da ostacolo. Questi eventi rappresentano fattori di prevenzione da
un lato e di debolezza dall'altro per l'emergere di sintomi disfunzionali in età adulta. Quando si nasce si è esseri vulnerabili e si ha bisogno degli altri per
sopravvivere. Il bambino viene nutrito, accudito e protetto dai genitori
(e/o dai familiari) ed è
grazie alla relazione con loro che
comprende come ottenere benefici e come muoversi nel mondo. Con il trascorrere
degli anni aumentano le esperienze di vita vissute e si diversificano tra loro;
è attraverso
queste esperienze che svolgiamo delle associazioni e dei pensieri sempre più
complessi che ci permettono di
adattarci alla realtà circostante o di intervenire sulla realtà stessa per modificarla nella maniera a noi più convenzionale. Oggi non si può
più prescindere dal fatto che il benessere dell'individuo,
passi anche per la salute della
dimensione psico-fisica. La dualità imprescindibile va accolta e compresa
a fondo per poter capire e sostenere una persona nell'arduo compito che è quello della auto-realizzazione personale e della ricerca
dell’autenticità. Quando pensiamo ad una persona,
quindi, la dobbiamo intendere nella sua interezza. Ovvero un individuo come
portatore anche di pensieri, emozioni e sensazioni. I pensieri sono le
cognizioni ovvero quello che si pensa, le emozioni sono quello che si prova
emotivamente quando si pensa a qualcosa ed infine le sensazioni sono il luogo
dove si sentono nel corpo le emozioni. Ad esempio quando si immagina una bella
giornata trascorsa all’aperto si proverà un’emozione
di gioia e delle belle sensazioni come di apertura nel petto o di energia nel
corpo. Le persone hanno la capacità di avere un pensiero
rispetto a quanto avviene intorno a loro, sentono delle emozioni e provano
delle risposte somatiche a riguardo. Questo processo che è
unico, riguarda il modo in cui leggiamo la realtà e rappresenta l’espressione della nostra vita. Per questo tutta
l'esperienza umana è incentrata
sul concetto di adattamento e di associazione. Fin dalla nascita e ancora privi
della capacità di comunicare attraverso la parola si
studia l’ambiente circostante per capire: cosa fare per ottenere delle
attenzioni (per avere del cibo e per essere cambiati)? Attraverso il pianto! E così via per tutti i momenti della nostra esistenza. Ma come
funziona questa “mente”? Studi antichi e moderni riducono a
volte l’esperienza
umana alla coscienza personale o memoria storica che sarebbe la somma delle
esperienze vissute. Ma sappiamo bene che l’individuo
è anche
molto altro! Da situazioni sfavorevoli si possono imparare nuove tecniche di
adattamento, arrivando ad acquisire così nuove capacità, ma si può anche venire sopraffatti da situazioni di disagio,
generando delle fragilità caratteriali. Non c’è
una linea di causalità
lineare. Nello studio di sistemi complessi come può
essere l’uomo
ed il suo comportamento, la teoria della causalità lineare fornisce solo una parziale spiegazione. Nel tempo i ricordi (consapevoli e
non) di situazioni avverse si sedimentano nella memoria, rimanendo come
congelate, e rappresentano elementi di vulnerabilità della mente che espongono la persona al rischio di
ammalarsi. Così potrebbe capitare che se in un momento della vita sono
stato morso da un cane quell’evento non elaborato nel passato mi porterà oggi ad avere paura di tutti i cani, quindi senza pensare
se effettivamente quel cane che ho davanti a me oggi sia cattivo o meno; ma avrò
una reazione direttamente collegata
all’esperienza del mio passato in cui il cane mi ha morso, per cui proverò
paura e cercherò
il modo di mettermi al sicuro, anche
se il cane che ho davanti è innocuo ed ha un atteggiamento giocoso. Quindi l'evento
traumatico è il
risultato mentale di un evento o una serie di eventi improvvisi ed esterni in
grado di rendere l’individuo
temporaneamente inerme e di disgregare le sue strategie di adattamento. Per
questo motivo eventi precoci traumatici sono correlati con l’insorgere
del disagio psichico in età adulta e
sono fattori predisponenti anche in tantissimi disagi della sfera emotiva ed
affettiva. Poiché l’uomo
è da
considerarsi come un’unità composta da varie parti quando si manifestano
problemi emotivi questi andranno ad intaccare le diverse aree della quotidianità, come la capacità di stare con gli altri nella società,
oppure in famiglia, con il partner, o con i colleghi, e influenzeranno anche
funzioni fisiologiche come il sonno, la digestione e l'alimentazione. Inoltre
ogni evento traumatico rimane in memoria, lasciando come un’impronta
e condiziona la nostra mente a pensare “in maniera
negativa”: “se è successo un volta succederà ogni volta così”.
Esiste anche una Memoria del sintomo perché rappresenta un elemento della mente che riattiva esperienze
negative di un passato più o meno
lontano nel tempo. Per questo motivo già possiamo
delineare il fatto che ogni individuo è una persona unica nella sua esperienza e che molti di
quelli che divengono chiari sintomi sono risposte di non adattamento a disagi
vissuti internamente ed esternamente alla realtà. Per questo motivo bisogna studiare la
storia della persona cercando di capire il significato di quello che sta
raccontando. A quel punto ci si potrà
soffermare su un sintomo come quello
di una ansia sociale e non pensare esclusivamente a togliere il sintomo.
Ridurre e/o eliminare l’ansia provata è solo il primo passo nella cura!
Successivamente sarà importante capire come mai quella
persona ha sviluppato quel sintomo. E’
importante ricostruire se c'è stato
uno stress o evento umiliante e di
maltrattamento infantile che ha prodotto tutto questo. Il secondo passo
consisterà nell’agevolare la persona a ridefinire
quello che è successo,
e ciò è possibile farlo attraverso un lavoro terapeutico. Vivere un’esperienza
emotiva correttiva con l’intervento di un professionista offre
alla persona una diversa chiave di lettura dell’accaduto.
Attribuire nuovi significati è la base di un buon lavoro terapeutico, ad esempio come: “se è successo così una volta, non è detto che accada sempre così, non è detto che tutti i cani che incontro vorranno mordermi!
inoltre ora ho degli strumenti diversi rispetto a quando da bambino quel cane
mi ha morso”. Proprio per sottolineare l’unicità di ogni individuo c’è da dire che spesso le situazioni traumatiche sono simili
tra loro, ci accomunano più o meno tutti, ma in ogni persona hanno generato
manifestazioni e diagnosi diverse. Ed è per questo motivo in psicoterapia si lavora partendo dalle
tracce che gli eventi traumatici hanno lasciato, i significati di cui tali
episodi cristallizzati nella memoria sono portatori, per poi spiegare l’angoscia,
l’ansia o la depressione vissuta nel presente, e poterli rielaborare. Tutte le forme di psicoterapia
rappresentano esperienze emotive correttive, e ciò significa che si permette alla persona di fare esperienza
di altri modi per affrontare la realtà e
di ridimensionare i propri pensieri negativi all’interno
di un contesto sicuro e protetto, per poi portare il bagaglio acquisito nella
propria vita di tutti i giorni.
Bibliografia:
Francine Shapiro, 2012, Lasciare il passato nel passato,
Astrolabio, Roma.
Michele Giannantonio, 2014, Memorie Traumatiche, Mimesis, Milano.
Suzatte Boon, Kathy Steele, Onno Van
Der Hart, 2013, La Dissociazione
Traumatica, comprenderla e affrontarla, Mimesis, Milano.
Dott. Lorenzo Flori
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