1) le peculiarità del gioco d'azzardo.
Già dal 1980 l’Associazione degli Psichiatri Americani ha riconosciuto il gioco d’azzardo come una manifestazione di malattia mentale. Si tratta di una sindrome subdola, progressiva, che si manifesta senza che la persona ne prenda coscienza. E' pressoché impossibile pretendere di individuare un giocatore d'azzardo patologico definendolo semplicemente dal suo aspetto fisico, dalla sua classe sociale, dall’ età oppure dal lavoro poiché colpisce indiscriminatamente uomini, donne, giovani, vecchi, ricchi e poveri. Lo scenario risulta ulteriormente variegato dal momento che qualsiasi tipo di gioco d'azzardo può portare a questa dipendenza quindi non solo il poker o le macchinette o la roulette ma anche le corse dei cavalli e le scommesse di vario genere. Se dovessimo operare una prima generalizzazione probabilmente potremmo identificare “i giochi” che sembrano predisporre maggiormente a tale rischio e sono quelli che offrono maggiore vicinanza spazio-temporale tra scommessa e premio, quali le slot-machines e i giochi da casinò, ma anche i videopoker e il Bingo. Nella popolazione generale le fasce più a rischio tra le donne sono rappresentate da casalinghe e da lavoratrici autonome tra i quaranta e i cinquant’anni mentre tra gli uomini da disoccupati o lavoratori autonomi che hanno un frequente contatto col denaro o con la vendita ed un’età intorno ai quarant’anni. Gli ultimi studi stanno dimostrando che questa patologia sembra essere strettamente correlata all’andamento della crisi economica in corso nel nostro Paese, tanto che vi è un aumento dei casi di dipendenza con il progressivo impoverimento della popolazione.
Altro aspetto pregnante di questa psicopatologia è rappresentato dalle sofferenze inenarrabili che procura sia a chi ne viene colpito sia al nucleo famigliare; rappresenta un terremoto che colpisce aree vitali dell’esistenza umana come quella economica, personale, famigliare, relazionale, sociale e lavorativa. Questo si verifica perchè gli individui classificati come giocatori compulsivi si trovano cronicamente e progressivamente incapaci di resistere all’impulso di giocare.
Le cause scatenanti posso essere molteplici ma generalmente le persone che tendono a sviluppare una dipendenza da sostanze o da determinati comportamenti lo fanno perché pensano di poter stare meglio attraverso il loro utilizzo. Infatti normalmente si assumono analgesici per alleviare i dolori così le persone bevono oppure prendono droghe di strada per soddisfare uno stato d’animo indesiderato. La verità è che quando si entra nel circuito della dipendenza, ad esempio per uscire da una routine, per non essere più tristi o per risolvere un problema emotivo, il sollievo è solo temporaneo. In seguito la persona si sente peggio di prima. Di conseguenza le persone che hanno condotte di abuso tendono a utilizzare la situazione che si viene a creare per “risolvere” sensazioni sgradite, dolori e stati emotivi perché pensano che questa condotta sia la cura. Tradizionalmente si ritiene che alla base della dipendenza da sostanze o da comportamenti vi sia un’alterazione dei meccanismi celebrali implicati nella gratificazione e nella motivazione che coinvolgono circuiti meso-cortico-limbici. Tali meccanismi sono regolati dall’interazione di diversi sistemi neurotrasmittitoriali tra i quali principalmente coinvolti sono il sistema dopaminergico che controlla la spinta motivazionale allo ricerca dello stimolo gratificante, e il sistema oppioide che media i processi di gratificazione derivati dal consumo della sostanza.
2) Quali cause spingono un numero sempre crescente di individui a tentare la strade del gioco?
Sebbene non si possa rintracciare un unico fattore predisponente allo sviluppo di questa sindrome, sicuramente vi sono diversi elementi che interagendo fra di loro spiegano, almeno in parte, come l’individuo possa ricercare un appagamento compulsivo attraverso una dipendenza. In questo caso il paradigma che si utilizza tiene in considerazione le interrelazioni tra diversi elementi rintracciabili nel modello Bio-Psico-Sociale.
Per questo l’interazione di Aspetti Biologici, come, ad esempio, uno squilibrio nel funzionamento del sistema di neurotrasmettitori cerebrali atti a produrre serotonina, di Aspetti Psicologici connessi alla presenza di tratti di personalità di tipo dipendente e/o ossessivo; interagiscono con Aspetti Ambientali-Educativi. Tali aspetti sono rappresentati dall’educazione ricevuta, da situazioni problematiche presenti, da una tendenza a stimolare le possibilità di felicità unicamente legate al possesso del denaro o la presenza di difficoltà economiche. Quindi la dipendenza patologica risulta essere la somma di questa serie di fattori predisponenti bio-psico-sociali che, in presenza di uno stimolo scatenante, danno origine alla patologia compulsiva conclamata. Solo la concomitanza di questi fattori, e non solo, può spiegare l’insorgenza della malattia. Studi sistematici hanno anche dimostrato che uno solo dei fattori predisponenti non è un indice sufficiente allo sviluppo di questa sindrome. Allo stesso tempo nel momento in cui la malattia compare si manifesta con le caratteristiche tipiche di tutte le forme di dipendenza. Per questo sono presenti sintomi di assuefazione (il giocatore deve giocare sempre di più), di perdita di controllo (il giocatore non può evitare di giocare e di fermarsi quando inizia), di sindrome di astinenza (il giocatore sta male fisicamente e/o psichicamente se non gioca) craving (bisogno compulsivo di giocare). Tutti questi elementi permettono di differenziare il giocatore patologico da quello “normoide”. In definitiva il senso del gioco viene messo in parentesi e vengono a mancare le premesse indispensabili perché quell’attività sia un gioco come la libertà del soggetto, ormai schiavo della compulsione, delle regole di spazio e di tempo e della possibilità di uscire dal gioco quando lo desidera.
3)I media favoriscono a suo avviso il gioco d'azzardo?
Seppure a volte i media svolgano un importante ruolo di prevenzione della salute e di informazione rispetto a queste patologie, in altri momenti presentano messaggi contradditori promuovendo costantemente la cultura del piacere e del gioco fino ad arrivare a enfatizzare lo stereotipo del vincente come colui che con una puntata coraggiosa può cambiare in un batter d'occhio la sua vita.
Al contrario i media potrebbero svolgere un’ importante funzione per contenere la diffusione del gioco d'azzardo proprio perché la malattia è l'espressione di una combinazione di fattori genetici, ambientali e psicologici. Bisogna tener conto che il proliferare di giochi introdotti dal monopolio di Stato e ampliamente pubblicizzati, creano la situazione contraddittoria e ambigua nella quale da una parte si cerca di indurre un comportamento che nello stesso tempo si tenta di arginare.
4)Le campagne di sensibilizzazione vengono portate avanti con sufficiente impegno?
Oggi l’accesso al gioco è più facile e più diffuso e conseguentemente cresce anche la percentuale di giocatori patologici. E’, quindi, evidente che si registri una maggiore richiesta di aiuto, vi sia la necessità di un’ adeguata campagna di sensibilizzazione per abbandonare la schiavitù data dalla dipendenza attraverso una maggiore presa di coscienza sui servizi che rappresentano una forma di aiuto per chi è interessato dal fenomeno. In Italia non si è ancora riusciti ad effettuare una chiara politica di sensibilizzazione intorno ai diversi aspetti del problema nè a creare adeguati piani di intervento diversificati. Ciò perché esiste una discrasia tra etica e morale dove l’etica è la conclusione individuale su ciò che si reputa giusto o sbagliato, non in base a citazioni dotte o "sentito dire" ma cercando di usare sempre la propria esperienza diretta mentre la morale è l'insieme delle conclusioni personali di ognuno sommate a quelle di tutti gli altri che di fatto definiscono a livello sociale i presupposti di ciò che è giusto e di ciò che è sbagliato per la società. Obiettivo delle campagne di sensibilizzazione dovrebbe essere quello di promuovere perciò una concezione del gioco d’azzardo come forma di intrattenimento piuttosto che come mezzo per ottenere denaro e sostenere modelli di gioco controllato piuttosto che argomentare la sua completa proibizione. Lo Stato di fatto offre una quantità diversificata di regolari possibilità di gioco facendo intravedere anche attraverso la pubblicità la possibilità di facili vincite; quindi da una parte incentiva il gioco e dall’altra promuove campagne di sensibilizzazione che sortiscono effetti non a livello etico ma solo a livello morale perché non evidenziano mai le considerevoli disparità tra vittoria e percentuali di ritorno ai partecipanti. Così attuando solo una politica di tipo morale e non etico non riesce a produrre nel cittadino quelle modificazioni comportamentali necessarie a una riduzione del fenomeno. In conclusione se da una parte le compagne di sensibilizzazione si stanno muovendo per ridurre le situazioni più problematiche dall’altro vi il pressante bisogno di promuovere una cultura del gioco che ne valorizzi la potenzialità senza sottovalutarne le componenti di rischio attraverso campagne di informazione, sensibilizzazione e prevenzione dei comportamenti inadeguati. Questa rappresenta, a mio avviso, la sfida che dovranno affrontare in questi anni le varie campagne di sensibilizzazione.
5)Quali segni manifesta chi cade nella dipendenza ?
E’ doveroso operare una distinzione tra giocatori d’azzardo e giocatori patologici. Generalmente numerosi giochi d’azzardo rappresentano piacevoli passatempi per le persone e non sono descrittivi necessariamente di una patologia. Un aspetto spesso sottovalutato è rappresentato dalla quantità di tempo passato a giocare; questo elemento si configura come un primo fattore discriminante del problema in quanto vi è una graduale perdita della capacità di autolimitare il proprio comportamento di gioco, che finisce per assorbire, direttamente o indirettamente, sempre più tempo quotidiano, creando problemi secondari gravi che coinvolgono diverse aree importanti della propria vita. Il giocatore diviene così compulsivo nel suo agire e sviluppa un impulso per il gioco assimilabile ad un bisogno irrefrenabile e incontrollabile al quale si accompagna una forte tensione emotiva ed una incapacità, parziale o totale, di ricorrere ad un pensiero riflessivo e logico. Spesso nelle storie dei giocatori d’azzardo patologici si sentono affermazioni che rappresentano un autoinganno ed un ricorso a ragionamenti apparentemente razionali che assumono la funzione di strumenti di controllo del senso di colpa e innestano ed alimentano un circolo autodistruttivo. Attraverso questi pensieri il giocatore dipendente perde e allo stesso tempo giustifica il suo gioco insistente col tentativo di rifarsi e di “riuscire almeno a riprendere i soldi persi”. Allora il pensiero disfunzionale diviene: “se vinco mi giustifico affermando che è il mio giorno fortunato e devo approfittarne”, e ciò sottolinea una temporanea vittoria perchè supporta, attraverso una realtà vera ma alquanto instabile e temporanea. Viene così a delinearsi uno stato mentale estremamente diverso da quello di un giocatore normale anche assiduo ma non patologico in cui vi è un rallentamento o perfino un blocco del tempo che nasce da una tendenza a raggiungere uno stato alterato di coscienza completamente dal gioco. Queste modalità di pensiero, inoltre, vengono sostenute, da altre condotte di dipendenza come dal consumo di alcolici o di altre sostanze psicoattive che associato al gioco alimentano la perdita di controllo della propria condotta. I segnali più comuni di tale problema devono escludere altri disturbi di tipo medico o psichiatrico evidenziando: eccessivo assorbimento in attività dirette o indirette (programmi di gioco, pensieri su come procurarsi denaro, ecc.) legate al gioco d’azzardo; bisogno di aumentare la quantità di denaro con cui si gioca per raggiungere livelli di eccitazione desiderati; tentativi ripetuti ma infruttuosi di interrompere, ridurre o controllare il proprio comportamento di gioco d’azzardo; ansia o irritabilità quando si tenta di controllare o ridurre il gioco d’azzardo; tendenza ad utilizzare il ricorso al gioco d’azzardo per ridurre stati affettivi negativi (colpa, impotenza, depressione, ecc.) o per fuggire a problemi; tendenza a ritornare al gioco per rifarsi dalle perdite precedenti; propensione a mentire sul proprio comportamento di gioco; perdita reale o grave rischio di perdita, a causa del gioco d’azzardo, di una o più relazioni importanti oppure compromissione del lavoro o di opportunità scolastiche; ricorso a comportamenti illegali quali furti, frodi, baro, falsificazione; richiesta ad altri di denaro necessario per rimediare alla propria situazione finanziaria più o meno disperata a causa dei debiti di gioco.
Si può parlare di una vera e propria “dipendenza dal gioco d’azzardo” se sono presenti sintomi di tolleranza, come il bisogno di aumentare la quantità di gioco, sintomi di astinenza , come malessere legato ad ansietà e irritabilità associati a problemi vegetativi o a comportamenti criminali impulsivi e sintomi di perdita di controllo manifestati attraverso incapacità di smettere di giocare.
In generale, secondo i criteri classificatori tradizionali della psichiatria, possiamo sintetizzare che siamo in presenza di “Gioco d’Azzardo Patologico” quando esiste un “comportamento persistente, ricorrente e disadattivo di gioco d’azzardo”, intendendo in quest’ultimo caso che il gioco è in grado di avere delle pesanti ricadute negative sulla vita personale, sociale e lavorativa del giocatore (AA.VV., 1994).
6)I gruppi di sostegno possono aiutare?
Bisogna specificare che esistono diversi gruppi di sostegno e a seconda della loro composizione, target di intervento ed obiettivo riabilitativo prendono nomi diversi. Di fondo qualsiasi intervento di psico-educazione, informativo, di condivisione e di recupero se utilizzati all’interno di un processo riabilitativo integrato della persona rappresenta un efficace strumento terapeutico al fine di poter operare dei cambiamenti significativi dell’individuo. Due tipologie di gruppi si sono dimostrate estremamente efficaci come coadiuvante del processo di crescita personale. Questi sono rappresentati dai gruppi di auto-mutuo-aiuto composto da persone accomunate dal fatto di avere tutte uno stesso problema, che viene affrontato aiutandosi reciprocamente. Queste persone si riuniscono in gruppo una volta alla settimana in un locale; sedute in cerchio possono parlare liberamente coagevolati da esperti della comunicazione e possono confrontarsi sulle proprie difficoltà quotidiane legate alla pulsione verso il gioco d’azzardo. L’aspetto mutualistico è alla base dell’intervento. Altro gruppo è formato da quello dei familiari dei giocatori e rappresenta l’opportunità di ricevere, attraverso il confronto con altre persone con difficoltà identiche, un sostegno emotivo utile nell’affrontare le difficili situazioni che i giocatori eccessivi creano. Il coinvolgimento dei familiari parte dalla costatazione che il giocatore trascina nelle proprie perdite l’intera famiglia (con conseguenti problematiche economiche, sociali e relazionali). L’analisi e l’obiettivo del cambiamento non sono rivolti al solo portatore del sintomo ma a tutto il nucleo familiare che prenda coscienza che il gioco d’azzardo non è solo del giocatore ma di tutti componenti. Gradatamente, con l’analisi delle relazioni, la famiglia consegue dei cambiamenti ”permettendo” al giocatore di far fronte alle proprie difficoltà.
7) quali sono le tappe per la riabilitazione?
La prassi terapeutica nella riabilitazione del paziente dipendente da gioco d’ azzardo patologico deve tener conto di un lavoro di rete, all’interno del quale possano operare le istituzioni, le associazioni di volontariato e molte altre figure professionali come medici, specialisti psichiatri e psicologi. Quest’ultimi importanti per ristabilire una situazione di normalità verificando se attorno al soggetto esistono alterazioni, quali ad esempio disagi insoluti o se vadano ripristinate le relazioni all’interno del contesto familiare o sociale del paziente. Aspetto fondamentale è che tutte queste figure devono operare in modo congiunto riconoscendo ad ognuno pari dignità nei vari contributi professionali nel rispetto delle reciproche ricchezze e peculiarità operative. Per questo tutti gli operatori costituiscono una risorsa terapeutica fondamentale. Sul piano pratico e operativo il paziente nel processo di guarigione attraversa diverse fasi che vengono descritte da due autori: Prochaska J.O e Norcross J.C. le fai rappresentate sono: Precontemplazione: in cui c'è poca o nulla consapevolezza oppure non si vuole cambiare (bisogna fare poco e lavorare sulla consapevolezza del problema). Contemplazione: spostare l'ago della bilancia verso l'azione. Lavorare sugli aspetti positivi del comportamento disfunzionale ( la persona non ha sempre chiara la funzione del comportamento disfunzionale nell'economia psicologica), utilizzare la bilancia motivazionale e valutare costi e benefici associati ad entrambi gli aspetti cioè status quo e cambiamento. Preparazione/determinazione: costruire un piano accurato per la gestione di tutte le circostanze o difficoltà che la persona potrebbe incontrare nel ridurre il comportamento problematico. Azione: modificazione del comportamento. Sostenere il paziente sull'importanza del cambiamento che sta attuando e sulle capacità che sta utilizzando. Mantenimento e ricadute: preventivare le probabili ricadute senza colpevolizzare la persona. Evidenziare ciò che si può prendere di positivo dalla ricaduta. Il processo di guarigione del giocatore patologico prevede un trattamento che utilizzi accurati accorgimenti che non prescindano dall’apporto della moderna psicologia, farmacoterapia e psichiatria, cui ricorrere al manifestarsi di quelle condizioni che inducano a pensare che ci troviamo di fronte a un individuo la cui dipendenza dal gioco è tale da provocare gravi disturbi psichici quando non è in grado di soddisfarne l’esigenza.
Dott. Lorenzo FLori
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