
Contenuto
Questo articolo esamina la possibile integrazione tra le discipline psicoterapeutiche e le neuroscienze ed evidenzia le nuove scoperte utili alla comprensione della biologia dei processi psicoterapeutici. Al giorno d’oggi, le innovazioni nel campo delle neuroscienze ci guidano nello sviluppo di un modello psicologico di malattia mentale e di trattamento che va oltre al mero riduzionismo biologico. Molti degli studi genetici sui disordini mentali hanno dimostrato che i disturbi psichiatrici originano da una complessa interazione tra suscettibilità genetica ed effetti ambientali. Non è stato possibile rilevare, nelle molteplici patologie psichiatriche studiate, una etiologia puramente su base genetica. Gli studi di biologia molecolare hanno indicato che l’espressione genica è influenzata da molteplici fattori ambientali, tra cui le esperienze precoci, i traumi, i processi di apprendimento e di memorizzazione. Gli studi di neuroimaging (fMRI e PET) hanno dimostrato che sia la terapia cognitiva che la psicoterapia dinamica hanno degli evidenti effetti sul sistema nervoso centrale: la psicoterapia può modificare le funzioni ed il metabolismo cerebrale in aree specifiche. Inoltre, le neuroscienze hanno dimostrato l’esistenza dei “neuroni specchio” nel cervello umano, un meccanismo attraverso il quale possiamo provare empatia e riconoscere le intenzioni degli altri osservando il loro comportamento, sincronizzandoci automaticamente con la loro attività cerebrale.
Queste ricerche nel campo dell’empatia confermano gli assunti sino ad oggi sostenuti dalla letteratura scientifica nel campo della validazione delle psicoterapie. Le possibili applicazioni e gli sviluppi di queste nuove aree di ricerca risulteranno utili soltanto se riusciremo ad elaborare un approccio integrato ai disturbi psichiatrici. Solo allora queste scoperte potranno essere tradotte in applicazioni cliniche di grande aiuto nella nostra pratica quotidiana.
Leggi l’articolo completo!
Trdatto da Questa pagina Web
Nessun commento:
Posta un commento