mercoledì 4 marzo 2009

PERSONALITA' & APPRENDIMENTO

L’uomo, per sua natura, è un animale sociale e come tale ha bisogno di confrontarsi con altri individui, di sentirsi parte di un gruppo e di entrare in relazione a livelli diversi con altre persone. Ognuno di noi rifacendosi alla propria storia personale può facilmente rendersi conto che siamo nati in un mondo di "relazioni significative", che ci siamo confrontati con chi ci è stato vicino e che abbiamo imparato anche grazie al riflesso che le nostre azioni hanno avuto sugli altri. Alla luce di questi concetti i nostri comportamenti da adulti, in un certo qual senso, copiano i modi di fare appresi dalle persone che sono state caregiver e che ci sono state vicine.Anche per questo la letteratura scientifica ha registrato una presa di consapevolezza dell'importanza dei legami sociali per la vita. Vi sono evidenze empiriche di come ci sia un desiderio crescente delle persone di soddisfare il bisogno di entrare, con gli altri, in relazioni intime, cioè strette, prolungate nel tempo, implicanti vicinanza emotiva, capaci di promuovere il legame e di garantire rispetto, sostegno, comprensione.
Si tratta di un desiderio che investe tutte le nostre relazioni significative; uno studioso che si è interessato in maniera sistematica alle relazioni, soprattutto nelle primissime fasi di sviluppo dell’individuo, è Jonn Bowlby[1] . Tale autore partendo da osservazioni di natura etologica del comportamento di interazione tra i cuccioli e la madre, ha affermato che, anche per gli esseri umani, esiste un sistema motivazionale a base innata che si attiva fin dai primi momenti di vita, il sistema d’attaccamento appunto, che fa sì che il piccolo mantenga la vicinanza con la madre per ottenere protezione e conforto. L’attaccamento tra madre e bambino, che inizia già durante la gravidanza, si struttura via attraverso una serie di interazioni che vanno dall’abbraccio, allo scambio di sguardi, alla nutrizione, alla consolazione e guiderà, anche nella vita adulta, le interazioni e le relazioni affettive dell’individuo. Le interazioni del bambino con la madre e la successiva interiorizzazione degli aspetti affettivi ad esse collegate, porterà infatti, all’organizzazione dei cosiddetti “Modelli Operativi Interni” in base ai quali il bambino fonderà aspettative, previsioni e programmi per il resto della sua vita. Se nella relazione con il bambino, la madre avrà fornito al piccolo una “base sicura” in cui sentirsi visto e protetto, ciò contribuirà alla organizzazione di una struttura interna capace di consolare e proteggere; permetterà, al bambino di differenziarsi e allontanarsi gradualmente dalla mamma, libero di esplorare il mondo esterno perché sicuro di poterla ritrovare al suo ritorno. E così che l’aver sperimentato relazioni di accudimento improntate a sensibilità e disponibilità favorirà la maturazione di un atteggiamento di fiducia verso le relazioni umane e di un sentimento di sé positivo. Al contrario, aver avuto figure di accudimento inadeguate, vuoi perché poco capaci di comprendere o di sintonizzarsi con i bisogni del bambino, vuoi perché non disponibili se non addirittura maltrattati, porterà all’organizzazione di un attaccamento di tipo insicuro creando i presupposti per sentimenti di scarsa fiducia in sé, negli altri e nelle relazioni intime.Tutto questo processo di apprendimento continua per tutta la vita e quotidianamente ci porta a sviluppare comportamenti diversificati; ovvero plasma la nostra persona e ci porta a ricercare determinate persone per portare avanti un progetto di vita.
Dott. Lorenzo Flori
[1] J. Bowlby, Una base sicura, Il Mulino, Bologna 1989.

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