
Nello specifico si intende con il termine "disturbi dell'umore" una serie di quadri clinici determinati da precise alterazioni neurotrasmettitoriali compresi fra due estremi: la mania e la depressione.
Se da un lato sono legati a precise modificazioni organico-biologiche, dall'altro non è certo possibile ignorare l'importanza degli eventi ambientali quali significativi cofattori eziologici. Per questo, a volte, l'esordio di una sintomatologia di distimia, sia essa maniacale o depressiva, è preceduta da episodi stressanti di natura psichica, fisica o sociale.
È stato dimostrato che, nel periodo precedente l'esordio del quadro psicopatologico, i pazienti lamentano un carico di stress superiore a quello normale e che spesso viene percepito come intollerabile. Si è quindi ipotizzato che eccessivi carichi di stress possano slatentizzare, in soggetti predisposti, forme cliniche o subcliniche dei disturbi dell'umore. È chiaro, quindi, che più marcata sarà la predisposizione genetico-biologica individuale, minore sarà l'intensità degli stimoli capaci di indurre gravi episodi depressivi o maniacali. Tali condizioni rendono difficile distinguere ciò che è patologico dalla normopatia; per questo è importante che sia lo specialista a condurre una corretta diagnosi. In genere viene considerata significativa di un malessere una condizione intensa e persistente che condizioni negativamente la vita del soggetto. A livello epidemiologico la prevalenza della depressione è stata riscontrata in soggetti di sesso femminile con maggiore incidenza rispetto a quelli di sesso maschile. Tuttavia è difficile una sistematizzazione complessiva dell'incidenza di questi disturbi poiché, alcuni, presentano un andamento episodico.
Fra i maggiori fattori di rischio per una depressione non bipolare ci sono:
• sesso femminile;
• età compresa tra 35 e 45 anni;
• storia familiare di depressione e alcolismo
• esperienze infantili in ambiente familiare negativo;
• recenti eventi negativi;
• parto nei sei mesi precedenti;
Mentre per quanto riguarda la depressione bipolare sembrerebbe che il fattore di rischio principale sia rappresentato da una storia familiare di disturbo bipolare e dalle stato socio-economico.
Per semplificare si possono considerare quattro tipologie di disturbi che hanno un andamento fasico e ciclico:
• Depressione maggiore: umore depresso, perdita di interesse e riduzione delle attività quotidiane, perdita di peso, insonnia o ipersonnia, perdita di energia, scarsa capacità di concentrazione, idee suicide. Per essere considerata patologica, questa condizione deve portare un cambiamento totale rispetto all'umore che la persona ha normalmente.
• Episodio maniacale: caratterizzato da umore elevato ed irritabile, elevata autostima, poca necessità di dormire, logorrea, iperattività, facile distraibiltà, azioni chiaramente pericolose che procurano piacere.
• Disturbo bipolare: spesso si manifesta all'inizio come ipomania e può mascherarsi come abuso di alcol o di sostanze stupefacenti o come scarso rendimento scolastico o lavorativo. Se non trattato, il disturbo tende a peggiorare e porta ad episodi di mania o depressione.
• Distimia: sensazione di depressione prevalente per anni caratterizzata da variazioni dell'appetito, disturbi del sonno, scarsa autostima, difficoltà di concentrazione e riduzione delle capacità decisionali.
Come riportato pocanzi oggi si è più propensi a far rientrare la sintomatologia in un ottica biopsico-sociale dove fattori genetici, biologici, di vita, relazionali e sociali interagiscono. E’ chiaro che non possiamo distinguere un “noi biologico” da un “noi psicologico” e quindi, anche nei disturbi dell’umore i due fattori sono intimamente e strettamente correlati e hanno una proporzione diversa da individuo a individuo. Per giunta una volta che tale sintomatologia è iniziata,
indipendentemente dall’evento scatenante, si sviluppano rapidamente una serie di problemi psichici e fisici che si alimentano reciprocamente favorendo la crescita del disturbo.
Per concludere quello che si osserva in clinica è che i disturbi dell'umore possono cominciare in età diverse, anche se, la depressione è più frequente nelle donne tra i 35 ed i 45 anni e negli uomini dopo i 45 anni; hanno un decorso che può essere episodico e il mancato riconoscimento della malattia può peggiorare la prognosi. La diagnosi viene posta sulla base di colloqui con il paziente, attraverso un'osservazione attenta, prolungata e dopo aver svolto gli adeguati test.
La terapia che risulta avere maggiori successi si avvale di un trattamento integrato farmacologico/psicoterapico e vi sono casi in cui il ricovero ospedaliero può rivelarsi necessario soprattutto nelle fasi più acute. E’ importante che quando i famigliari o la persona stessa si accorgono di una serie di cambiamenti venga avvertito subito il medico di famiglia per effettuare una diagnosi precoce. Le forme più gravi vanno trattate in ambito specialistico pubblico o privato.
Dott. Lorenzo Flori
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